Pubblicato da: brigantedelsud | ottobre 18, 2008

IL governo del Nord svuota il “Fas”,paga il Sud

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17 ottobre 2008, http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=9480

Il continuo e improprio ricorso da parte del governo al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) mette a serio rischio le politiche del Mezzogiorno. Sono già stati sottratti 11 mld di euro. Con questi provvedimenti è a rischio l’applicazione del Quadro strategico nazionale, e rischiano anche i Piani operativi regionali. Le Regioni, soprattutto quelle del Sud, sono già sul piede di guerra

Il confronto tra governo e autonomie locali è stato messo in stand-by ieri per una pregiudiziale delle Regioni sulla misure riguardanti la scuola. Ma la strada del dialogo tra l’amministrazione centrale e gli enti locali resta in salita. E non solo perché, sempre ieri, le Regioni hanno espresso parere contrario alla Finanziaria. Si affaccia infatti un’ulteriore motivo di scontro, che potrebbe esplodere già la prossima settimana: si tratta, spiegano i tecnici, del “continuo e improprio ricorso da parte del governo al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), che mette a serio rischio le politiche del Mezzogiorno”.
Le Regioni, soprattutto quelle del Sud (alle quali spetta l’85% del Fas) sono già sul piede di guerra: “I tagli al Fas sono stati operati senza alcun consulto con le Regioni- spiega Andrea Vitagliano, assessore al Bilancio del Molise – noi chiediamo, nel massimo rispetto delle esigenze del governo, che venga aperto un tavolo, perché con questi provvedimenti è a rischio l’applicazione del Quadro strategico nazionale, e rischiano anche i Piani operativi regionali (Por) 2007-2013.
Potrebbero non essere chiusi- aggiunge l’assessore- anche i Por 2000-2006”. Per dirla in soldoni, si tratta ad esempio di progetti che riguardano strade, infrastrutture, rifiuti, scuole, asili nido, assistenza domiciliare agli anziani.
I 64 miliardi del Fas, infatti, sono destinati proprio a queste operazioni, con la finalità di innalzare il livello dei servizi nelle zone più svantaggiate. Ma l’ammontare della cifra iniziale continua ad assottigliarsi: finora il governo ha attinto a questo Fondo, infatti, per un totale di 11,335 miliardi.

Nel dettaglio, la sola manovra triennale approvata questa estate ha sottratto al Fondo 7,7 miliardi. A questi si sono aggiunti 450 milioni per la crisi dei rifiuti in Campania (Dl 93/2008), un miliardo per la parziale copertura del taglio Ici (Dl 93/2008), 240 milioni di euro per crisi rifiuti di altre città del Mezzogiorno, (Dl 97/2008).
Infine ci sono i quasi 2 miliardi di tagli al Fas contenuti nel Dl 154/2008: questo decreto detrae 780 milioni di euro per l’anno 2008 e 525 milioni per l’anno 2009 a copertura da un lato dei minori introiti dell’Ici per i Comuni, dall’altro dei maggiori oneri per il servizio sanitario nazionale (ticket). Sempre nel Dl 154 sono previsti tagli di 500 milioni per il 2008 in favore del Comune di Roma e 140 in favore del Comune di Catania, anche questi sottratti al Fas. A questo proposito non è un caso se proprio ieri Sergio D’Antoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera e responsabile delle politiche per il meridione del Partito democratico, rispondeva alle critiche di del governatore lombardo, Formigoni, sui finanziamenti a Roma e Catania affermando che “a pagare sarà ancora una volta il Mezzogiorno.
Questo “gradito presente”, riconosciuto a due giunte di destra, è coperto con i fondi Fas- prosegue D’Antoni- cioé con risorse destinate alle aree deboli del Paese”.(Sommando gli ultimi interventi “a quello disposto dalla manovra d’estate – si legge in un documento dei tecnici delle Regioni – solo dall’avvio della nuova legislatura la dotazione del Fas per il periodo 2007-2013 è stata ridotta complessivamente di 11.335 milioni di euro”.

Queste somme, per le Regioni, “sono di diversa finalizzazione rispetto al Fas”, e sono anche destinate a ridursi ulteriormente tra tagli, rimodulazioni e slittamento delle risorse finanziarie in fase di approvazione. Ad esempio, dicono i tecnici delle Regioni, “per le risorse liberate, stimate in diversi miliardi di euro ma che in base ad una previsione dovrebbero ammontare a circa 3 miliardi di Euro, è prevista una procedura di “rastrellamento”, che mette a serio rischio la chiusura della precedente fase di programmazione (Por 2000/2006) e la partenza della nuova (Por 2007-2013)”.
E se comunque lo Stato centrale avrebbe a disposizione una “riserva di programmazione” che ammonta a circa 9 miliardi, l’entità dei tagli è tale che “il governo dovrà per forza attingere ai fondi delle Regioni”, spiegano i tecnici. Questa eventualità “comporta enormi problemi per le capacità di sviluppo di molte aree e numerosi problemi di rispetto degli impegni giuridicamente assunti da parte di molte Regioni”, che in tanti casi hanno già acceso mutui per la realizzazione di opere rientranti negli obiettivi Fas, che potrebbero presto trovarsi nell’impossibilità di pagare e che in alcuni casi stanno già “disponendo l’impugnativa delle disposizioni normative innanzi alla Corte Costituzionale”.

Oltre alle questioni di merito, le Regioni criticano anche il metodo. E non solo per la mancanza di concertazione, che invece era stata assicurata dal governo. Con i tagli disposti al Fas “si finanziano spese di gestione correnti, spesso a copertura di ‘buchi’ di amministrazioni locali, e non le politiche ‘addizionali’ per lo sviluppo. Sono l’esatto opposto – fanno notare i tecnici – della finalità del Fas e dell’impostazione della programmazione unitaria. Si assiste – proseguono – ad un ‘saccheggio’ costante e senza indirizzo strategico del Fondo, per le esigenze più disparate ed occasionali, con rischio di incostituzionalità per violazione ‘indiretta’ dell’art. 119, V comma della Costituzione. Tale principio è alla base della legge istitutiva del Fondo, il quale prevede che le risorse aggiuntive siano destinate allo sviluppo per il riequilibrio territoriale. Diverse destinazioni risultano pertanto- concludono dalle Regioni- in contrasto con tale principio costituzionalmente riconosciuto”.

Ricolfi: Federalismo col trucco

  • Venerdì 17 Ottobre 2008

http://blog.panorama.it/opinioni/2008/10/17/ricolfi-federalismo-col-trucco/

Dacché se ne parla, ossia da una quindicina di anni, il federalismo non incontra molte simpatie nel Mezzogiorno. I cittadini delle regioni meridionali temono di avere tutto da perdere da una riforma che, promettendo efficienza, responsabilità, lotta agli sprechi e all’assistenzialismo, pare destinata a interrompere o inaridire il fiume di denaro che, specie in campo sanitario, ha finora sostenuto le regioni meridionali. Per analoghe e opposte ragioni il federalismo è popolare al Nord, in particolare fra gli elettori della Lega.
E tuttavia c’è un errore di base in questo ragionamento. La spesa sanitaria pro capite del Sud (escluso il Lazio) è, sia pure di un soffio, inferiore a quella del Nord: 1.733 euro per abitante, contro i 1.748 del Nord (dati 2007): se il Sud è sprecone, non è perché spende troppo, ma perché usa male, anzi malissimo, le risorse che riceve. Tutti i dati disponibili, da quelli di soddisfazione soggettiva fino a quelli della mobilità ospedaliera (farsi curare in altra regione), mostrano che i servizi erogati nel Mezzogiorno non sono commisurati alle spese sostenute e che la sanità meridionale spreca circa un terzo delle risorse che riceve. Insomma, la credenza che il federalismo porrà un argine al fiume di denaro che inonda il Sud non sta in piedi semplicemente perché non è vero il suo presupposto, ossia che il Sud riceva più del Nord. Ma allora, se le regioni meridionali spendono come quelle settentrionali, perché mai il federalismo dovrebbe far paura al Sud? Il dubbio deve essere venuto anche ai governatori delle regioni meridionali, visto che nel giro di poche settimane, fra agosto e settembre, sono diventati tutti federalisti. E hanno perfettamente ragione: se fatto in un certo modo, il federalismo può addirittura essere conveniente per il Mezzogiorno. Vediamo dove sta il trucco.

Una delle poche cose chiare del federalismo è che il finanziamento dei servizi gestiti da regioni, province e comuni non avverrà più sulla base della spesa storica bensì in base ai costi standard, ossia in modo (tendenzialmente) uniforme in tutt’Italia. Ma come si decide il costo standard? Secondo i “rigoristi”, il costo standard è la spesa pro capite dei territori più virtuosi: nel caso della sanità la Lombardia (1.659 euro a cittadino). Adottando questo metro la sanità nazionale risparmierebbe 6,4 miliardi l’anno, di cui 1,5 sottratti al Sud. Secondo i «lassisti», il costo standard andrebbe fissato usando come modello (benchmark) non già la regione più virtuosa, ma una regione (o gruppo di regioni) virtuosa, sì, ma non «secchiona» come la Lombardia: per esempio l’Emilia-Romagna o la Toscana.

Scegliendo la Toscana (ossia la più costosa delle regioni virtuose), la spesa sanitaria nazionale aumenterebbe di 650 milioni all’anno e ben 11 regioni su 20 sarebbero rifinanziate, ossia riceverebbero più soldi di prima (perché spendono meno della Toscana). Nel Sud, in particolare, solo i governatori di Abruzzo e Molise dovrebbero tagliare qualcosina (70 milioni in tutto), mentre tutti gli altri ci guadagnerebbero: 20 milioni in più affluirebbero in Basilicata, 82 in Calabria, 173 in Campania, 174 in Sardegna, 274 in Puglia, 268 in Sicilia. Ecco perché il federalismo potrebbe anche essere un affare per le regioni meridionali.
Ma perché i governatori si sono convinti che lo sarà effettivamente? È semplice, perché hanno ottenuto garanzie (chi avesse dei dubbi legga l’intervista del ministro Roberto Calderoli al Corriere della sera, 29 settembre). E le hanno avute perché ormai, pur di far passare il disegno di legge sul federalismo, la Lega è disposta a digerire tutto: il salvataggio del Comune di Catania, i finanziamenti a Roma capitale, le erogazioni alla sanità del Lazio, ma anche, ahimè, lo snaturamento del sogno federale.


Risposte

  1. […] le risorse oltre ai fondi BEI si pensa di attingere al Fas (il fondo per le aree sottoutilizzate che per il periodo 2007/2013 ha una dotazione di 54 miliardi […]


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